Come addestrare un elefante

Posted in Pensiero Positivo

Come addestrare un elefante

Tempo fa, il celebre scrittore Paulo Coelho scrisse una bella storia, riguardo al metodo per addestrare un elefante nei circhi.

In cosa consiste questo metodo?

L’elefante viene preso, da piccolo, e gli viene legata una zampa ad una spessa e robusta catena ben fissata al suolo.

L’elefantino naturalmente prova a liberarsi e scappare, ma per quanti sforzi lui faccia la catena non si spezza. Il pesante vincolo metallico è più resistente del suo desiderio di libertà e delle sue forze fisiche.

Man mano che l’animale cresce, l’addestratore sostituisce la pesante catena con un’altra, molto più sottile.

L’elefante, ormai adulto, se volesse potrebbe facilmente strappare questa catena, liberarsi e riconquistare la sua libertà.

Ma non ci prova più.

Non perché non abbia la forza fisica per liberarsi, ma perché non ha più la forza mentale di tentare la fuga.

Si è ormai totalmente abituato al fatto che la catena non si possa rompere e che lui sia condannato a rimanere sempre nei pochi metri quadri di spazio intorno a lui, che non fa più alcun tentativo di liberarsi.

Lascio a te le considerazioni sulla crudeltà dei metodi di addestramento degli animali nei circhi, che andrebbero vietati, ma vorrei farti notare un’altra cosa.

Questo, a mio parere, è molto simile al metodo che usa la nostra società per “addestrare” gli uomini.

La società, infatti, costringe i bambini a vedere le cose in un certo modo, a non fare certe altre cose perché se no è “male”, e a non ribellarsi mai a quello che viene loro imposto.

I bambini, liberi e spensierati per natura, tentano di evadere, ma i genitori, la scuola, ecc., li riportano sulla “retta” via. In questo modo si rafforza in essi la convinzione che non usciranno mai da questo stato di cose.

Gli adulti sanno bene che i vincoli che sono stati imposti sono molto più forti di loro, perciò non tentano neppure di liberarsi, anche se ne avrebbero le forze e le possibilità.

Preferiscono stare al sicuro nella (finta) gabbia che la società ha costruito apposta per loro, piuttosto che tentare la ribellione e costruirsi una vita a misura loro e dei loro sogni.

E quando le cose iniziano ad andare male hanno sempre la possibilità di lamentarsi con i sindacati, col governo, ecc.

Questo gli è consentito.

Auguro a te, con tutto il cuore, di trovare la forza per spezzare le catene che ti legano, e di vivere appieno la tua vita realizzando tutti i tuoi sogni.

P.S. Se vuoi leggere la storia originale di Coelho la trovi qui.

 

Aggiornamento del 29/04/2013:

Girando in internet ho trovato questo articolo, da cui ho preso l’immagine seguente. Non rende bene l’idea di quanto detto finora?

Bambino vestito da elefante

1 Comment

  1. E’ interessante quello che hai detto: “se no è male”. Tutta l’educazione è improntata nel robotizzarti nel renderti “normale” si può chiamare educacastrazione. Se non stai nei “binari” sei sbagliato, ciò che fai è male. Questo genera un forte senso di colpa che reprime la nostra energia e ci condanna alla morte di noi stessi e più tardi anche a una probabile malattia(psicosomatica). Ieri ho parlato con una persona di ottantanni che mi ha confidato che per evitare di sentirsi giudicata ha dovuto rinunciare a se stessa e alla propria vita. Come diceva un antico saggio: “il problema non è che prima o poi moriremo, ma al contrario è che nessuno hai mai vissuto la propria vita ma quella che volevano gli altri”.

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